domenica 27 luglio 2008

Nascita di una barca

Le barche in legno hanno sempre avuto un fascino straordinario su di me. Credo dipenda da molti fattori, alcuni decisamente personali, come la storia della mia famiglia, come mi era stata raccontata, o le letture da ragazzo.
Ma in molti subiamo il fascino delle vecchie barche, ed è allora intrigante cercare i motivi di questa seduzione: l'aspetto è quello che colpisce al cuore i fotografi del mare, con la sua geometria non euclidea, rigorosa, evidente ma ubbidiente a regole che sfuggono alla nostra assuefazione agli angoli retti.
In una grotta, sulla spiaggia dove in tanti siamo cresciuti in riva al mare, l'odore del tufo impregnato di salmastro e del legno appena segato toglie il fiato, e sembra ricordare che si entra in un mondo diverso. Da sempre, a memoria d'uomo, la grotta ha ospitato barche, persino la sua forma è stata plasmata dall'evoluzione dei mezzi di trasporto del mare. Galere, tartane, feluche, gozzi e motoscafi, alberi latini, remi e motori fuoribordo, e tutta la cornucopia di attrezzi necessari per la loro costruzione e manutenzione, hanno richiesto adattamenti, scavi, espansioni o modifiche.
Le volte mostrano ancora segni di picconi, in alcuni punti anneriti da lampade ad olio, dove ora passano fili elettrici e tubature.
Le invasature, come slitte reduci da un'era glaciale, sostano in fila sul pendio della grotta, pensato per loro, cariche di barche di ogni età.
In questo posto, un amico, un carpentiere, mi ha richiamato agli odori e alle sensazioni di un'infanzia lontana, e di iniziazioni, fatiche ed emozioni di altre vite, dimenticate.
Mi ha raccontato il suo sogno, e mi ha chiesto di raccontarne la realizzazione.

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